venerdì 2 gennaio 2009

Michele GRAZIOSETTO:NOTIZIE BIOGRAFICHE E CRITICHE


LO SAI CHE...
Michele Graziosetto (Roma, 10 giugno 1943) si è laureato in Lettere (Università “FEDERICO II” NAPOLI) con Salvatore Battaglia. Dopo l’abilitazione e i concorsi per materie letterarie, ha svolto la sua funzione di docente e poi quella di preside presso gli Istituti di secondo grado (Liceo Piero Martinetti di Caluso (TO), Pacifici-De Magistris di Sezze (LT), “L.B.Alberti” di Minturno (LT). E’ stato comandato per il triennio (2004-2007) come dirigente presso l’Ufficio scolastico di Lille (F). Ha ricevuto il Premio della Cultura anno 2000 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e, su proposta del Console d’Italia a Lilla al Presidente della Repubblica, è stato nominato nel dicembre 2007 Cavaliere della Stella della Solidarietà italiana.
Rientrato in Italia prosegue la sua attività di dirigente presso l’Alberti di Minturno.
Tra le sue pubblicazioni, Il Trasformismo(1876-1896), ed. il Ponte, Fondi 1987; I giorni nel labirinto.(con un saggio di Antonio Salvatore, Marica. Introversione di un mito), ed. il Ponte, Fondi 1988; Il Trasformismo e l’attività politica di Agostino Depretis, ed. il Ponte, Fondi 1990; La missione europea di F. Crispi(1877). Appunti per la questione balcanica e la politica estera italiana, ed. il Ponte, Fondi 1995; Pietro Fedele, lo storico e il nazionalfascista, ed. il Ponte, Fondi 1998; I giudizi di Piero Gobetti su Socialismo e Popolarismo, Atti del Convegno 21-22-23, Università di Cassino, Facoltà di Lettere e Filosofia, Roma 2006. Suoi articoli sono apparsi sulla rivista on line Sintesi Dialettica; un romanzo, Tre donne intorno al cor…, Guida editore, Napoli 2008.
Sono di prossima pubblicazione Trasformazione Trasformismo o Transumanza? (con altri brevi saggi) (prefazione di Gaetano Quagliariello), Rubbettino editore, Soveria Mannelli (CZ), e Per una Storia del Trasformismo, dall’età cavouriana a quella giolittiana. E’ co-fondatore del Premio Nazionale di Poesia e Saggistica Storica “MINTURNAE”, giunto alla XXXIII edizione.
OSSERVAZIONI DI CRITICI LETTERARI
“… ho letto il suo romanzo e l'ho trovato molto originale e coinvolgente e scritto in modo straordinario; spero di rivederLa presto… ” (Roberto Antonelli, Università di Roma 4 settembre 2008)
“Cercherò di sintetizzare al massimo le mie impressioni sul tuo libro che ho "gustato" dalla prima all'ultima pagina. E' un romanzo ben costruito, nella sua cornice consolidata, con un personaggio a tutto tondo che ti resta dentro. L'alternarsi armonico di sequenze narrative, descrittive, (alcune folgoranti nella loro essenzialità e densità) e riflessive, rende il racconto vivace e al tempo stesso ricco di spessore ideologico e culturale. Anche il titolo, in ultima analisi, risulta più adatto degli altri ipotizzati, in quanto nella parte centrale del romanzo si avverte proprio la presenza di queste tre donne intorno al protagonista che cerca di risolvere con l'aiuto del suo "altro se stesso" le complesse dinamiche esistenziali. Ho notato in questa parte una grande abilità di scrittura romanzesca e sono convinta che nessuno potrebbe pensare che si tratti della tua prima “fatica” narrativa. Anche il finale, un po’ sospeso, rientra nella strategia di scrittura degli autori contemporanei. Tutto perfetto, insomma!
“(Rossana Esposito, Università di Napoli, 11 maggio 2006)
Mi è accaduto di leggere, quanto mi è giunto questo lavoro, una lettera di Ernest Robert Curtius a Gide, scritta il 6 Luglio 1924. Gide aveva spedito al suo interlocutore tedesco il suo Corydon ed era ansioso di averne una franca opinione. Dice Curtius, nel tentativo di imboccare un sentiero interlocutorio plausibile : “Je vondrais que Diderot eût pu vous lire. Vous avez l’audace scientifique et philosophique du 18° siècle: vous portagez sa confiance en la “Nature”. Mais vous y joignez la gravité das grands modernes.....qui ont exploré le paysage de l’âme, cela produit un pathétique qui émeut….”
Si licet parva componere magnis mi sento portato a dire che anch’io, come Curtius, vorrei saper trovare la voce autorevole di un critico lettore, depistandone, nel cuore dei secoli, la leggerezza super partes per poterti dire cosa io abbia provato leggendo il tuo libro. Il critico dovrebbe saper dire qual è l’alta valenza della “discutibilità” di questo tuo scritto, la libertà di pensiero e di accenti con cui è stato concepito… … penso che tale giudizio non sarebbe pertinente perché il “tuo” romanzo bisogna saperlo giudicare accettandone l’originalità d’impostazione. Il tuo Telemaco Pidora pensa ed agisce tenendo conto che ogni motivazione espressa è azione pensata. La realtà che Telemaco costruisce nel tempo è fatto storico studiato nel suo divenire: i piani di lavoro così complessi sono impianto logistico operato nel nostro tempo e insieme invenzione metastorica, insomma “romanzo”…La vita degli affetti ha nel romanzo un suo originale colore, le donne hanno sempre una commossa fisionomia di personaggi senza ipocrisie.
Si comincia dal grado zero: Giusy, la segretaria sollecita e oculata, e ci si imbatte nel contempo nelle tre donne che hanno suggerito il dibattuto titolo dato al manoscritto: Tre donne intorno al cor…: Thania, madre dell’unico figlio di Telemaco e ora sposa separata, ma riemergente alla luce della storia e alla logica degli affetti. Ci sono poi Roberta Felici, la segretaria-architetto dal fascino “sottile e calamitante”, e Darly, la donna veramente amata da Telemaco, ma assediata da un passato tormentoso per Telemaco perché pieno di itinerari sospetti… (Dante Della Terza, Università di Harvard, 2006)

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